NON MI CHIAMO MIRIAM

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La storia inizia con una sobria, misurata, gentile e agiata signora svedese che nel giorno del suo 85esimo compleanno, davanti a un bracciale con inciso il suo nome, appena regalatole dalla famiglia si lascia sfuggire Io non mi chiamo Miriam“, ma subito cerca di negare di averlo detto.

Da questo però comincia, con un effetto domino tra ammissioni, ricordi, negazione, il racconto della sua vita. Un racconto che ripercorre dentro di sé, perché ha sempre nascosto a tutti persino il suo nome.

Miriam si chiama a dire il vero Malika, tedesca di origine rom e insieme agli ebrei poco più che bambina, venne fatta salire su un treno diretta dal lager di Auschwitz a quello di Ravensbrück.

Qui scambia il suo vestito ormai rovinato, con uno di una coetanea morta durante il viaggio, perché istintivamente capisce che è meglio essere ebrea che zingara.

Passerà tutta la vita negando, cercando di dimenticare l’indimenticabile e rifarsi un’esistenza nonostante tutto.

Miriam non è solo il ricordo tragico di una sopravvissuta. Ha rabbia dentro, non si è fidata mai più di nessuno e non ha mai raccontato nulla.

Solo dopo quelle parole, uscite per caso il giorno del suo compleanno numero85, comincia ad affidare a una nipote e quindi a noi, la sua storia.

Un romanzo sull’Olocausto che parte da un altra angolazione, una lettura da non perdere. 

Io non mi chiamo Miriam“, scritto da Majgull Axelsson è uscito in Italia nel 2016 grazie a Iperborea.