IL GIUDICE RAIMO

Condividi questa pagina

Christian Raimo, colto filosofo romano, scrittore piuttosto prolifico con militanza politica di sinistra e presenza social di un certo rilievo, mi è simpatico come Cuadrado in area di rigore. Lo ammetto. La ragione è semplice: ha una cattiva parola quasi per tutti. Un po’ alla io so’ io… etc. etc. 

A qualcuno, però, il buon Raimo riserva trattamenti anche più accurati e regala intere vagonate di parole al fiele, ad un livello che manco Travaglio il giorno che Renzi ha mandato a casa il Governo Conte 2.

Qualche settimana fa mentre cercavo delle informazioni in rete su Walter Veltroni (grazie sempre per averci provato compagno), mi sono imbattuto in una recensione di Raimo sull’autorevole rivista culturale Minima & Moralia, nella quale prendeva a pallate, già nel 2017, l’opera omnia di Veltroni e il romanzo Quando in particolare. Se qualcuno se lo fosse perso, da quando ha lasciato la politica attiva, Walter Veltroni si cimenta spesso (e con fortune alterne) sia nel cinema, che nella narrativa. 

Qualche giorno fa il Giudice Raimo ha scritto un’altra recensione che questa volta, letteralmente, fa a pezzi il film tratto dall’omonimo romanzo di cui sopra. L’ex segretario del PD, della versione cinematografica di “Quando“, è anche il regista. Raimo sembra Gesù nel Tempio, però quello della versione di Jesus Christ Superstar. Un’iradiddio, appunto.

Gli attori protagonisti, per la cronaca, sono Neri Marcore e Valeria Solarini. 

La recensione è lunghissima, ridondante, cattiva fino al midollo e di un’auto referenzialità che giusto Narciso potrebbe comprendere appieno. Inizia così: ““Sono andato al cinema da solo a vedere “Quando” di Walter Veltroni. Anche in sala ero da solo, finché non sono arrivati due pischelli che hanno pomiciato molto.” Qualche riga dopo: “È davvero difficile rendere l’esperienza estetica di questa visione, perché Quando assomiglia a una scena di due ore degli “Occhi del cuore” con il ritmo di un film di Andy Warhol. La mancanza di senso filmico e narrativo, di qualunque mordente della sceneggiatura, della più elementare espressività di montaggio a un certo punto fa sì che “Quando” si trasfiguri in una caricatura che è al tempo stesso un’opera d’avanguardia non voluta (…)” Il resto ve lo risparmio e se volete un consiglio fate altrettanto. Bastava il titolo dell’invettiva: “PERCHÉ QUANDO DI WALTER VELTRONI, UNO DEI FILM PIÙ BRUTTI DI SEMPRE, PARLA ANCHE DI NOI”.

Non ho idea se Veltroni abbia rubato una fidanzata a Raimo in una calda estate romana, se gli abbia fregato le figurine ai giardinetti (anche perché Walter è vent’anni più vecchio) o se questo è solo uno dei frutti avvelenati del correntismo del Partito Democratico, ma tant’è.

Visto che a differenza di Raimo, Veltroni mi è molto simpatico, mi sono comperato due suoi libri: C’è un cadavere nel Bioparco e Buonvino tra amore e morte. E sapete cosa c’è? Sono discreti. Due noir che si fanno leggere. Intendiamoci: non sfiorano nemmeno da lontano Camilleri o Simenon, ma assolvono al loro compito. Ho letto di molto peggio.

Per completare il quadro, approfitterò del lungo ponte che ci attende per andare al cinema a vedere “Quando“.