IL SUO SECONDO GIALLO

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Gioele Urso è un giovane e bravo video giornalista con la passione per la scrittura, quella gialla. A due anni dal suo esordio (“Le colpe del neroEdizioni del Capricorno) che non era niente male, è uscito con Calma & Karma per Golem Edizioni.

Duecento pagine che ho divorato tra ieri mattina e poco fa. Gioele ha fatto un salto evidente, questo secondo libro è avvincente sotto ogni punto di vista. Ti prende e non ti molla, non ha pause. Intricato quanto basta, per nulla scontato, ben scritto, con personaggi ai quali ti affezioni e un filo rosso partito ne “Le colpe del nero“, approdato a “Calma & Karma” e che si apre a un terzo libro che spero arriverà presto.

Protagonista è il Commissario Riccardo Montelupo (due omaggi in un solo nome. Montelupo è nel carattere, nelle movenze, nel metodo investigativo, un po’ il Ricciardi di De Giovanni e un po’ il Montalbano di Camilleri). Il Commissario di Gioele è in forza alla Questura di Torino, ha radici siciliane e una idiosincrasia innata per le ingiustizie sociali.

Accanto a Montelupo compare sia nel primo che nel secondo lavoro di Gioele, un giovane video giornalista Gianni Incerti, con un gran fiuto da cronista di razza e una significativa passione per il Milan degli olandesi. Gioele, per la cronaca, è milanista, oltre che reporter.

Fin qui siamo quasi nella norma. Ciò che però rende, a mio avviso, questi due gialli più interessanti di altri è il contesto sociale. Nel primo era il CIE, il Centro di Identificazione e Espulsione di corso Brunelleschi, nel secondo l’ex MOI, le palazzine occupate di via Giordano Bruno. I torinesi hanno ben chiaro che tipo di ferita sono stati quei due luoghi per la città.

Il tema migratorio, le storie delle persone emigrate e arrivate a Torino, in genere per essere sfruttate, abusate, usate, sono il cuore del racconto. Più di Montelupo, più del giornalista, più di tutto. Non ricordo altri giallisti che abbiano scelto strutturalmente quel mondo per raccontarlo nei loro libri.

In “Calma & Karma” (se devo dire, trovo il titolo poco azzeccato) l’ipocrisia benpensante che relega un problema grande e grave in una palazzina per non vederlo e non disturbare la vita piccolo borghese dei bôgia-nen si fa sentire, eccome.

Una ragazza nigeriana viene stuprata, sgozzata e abbandonata in un giardino non lontano dal Po. Un omicidio che pare non interessi proprio a nessuno, che anzi sembra sia necessario derubricare il più in fretta possibile a “cose che capitano quando si vive ai margini della società“.

Non sono dello stesso avviso, su fronti diversi, nè Montelupo, nè Incerti. Ciò che scopriranno, almeno in parte, farà tremare parecchie anime pie. Quello che ancora c’è da sapere, sono certo, lo troveremo nel prossimo giallo di Gioele Urso.

PS Gioele è anche un podcaster, ascoltatelo.