ROSE MARIE RICORDA PAPA BERGOGLIO

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Papa Francesco, un nome , un simbolo che vuol dire tutto. Papa Francesco ci ha lasciati, un vuoto incolmabile e indelebile per sempre.

Su papa Francesco si è detto e scritto di tutto: le sue originI, la sua famiglia, il suo percorso religioso travagliato in un periodo di dittatura argentina, le sue abitudini, ciò che amava bere e mangiare, a che ora si alzava e le sue abitudini quotidiane, il suo enorme peso politico spesso controcorrente e scomodo; insomma, cosa potrei aggiungere di più? Il sentimento, le emozioni, le sensazioni e le riflessioni che mi ha suscitato.

La cosa che più mi ha colpita? La sua innata umiltà, la sua vicinanza con le persone, il suo protrarsi verso la gente, tendere la mano ed aiutare. Le sue telefonate alla gente comune e incursioni impreviste oramai hanno fatto il giro del mondo, colpendo al cuore le persone. La sua bontà, la sua grande umanità, la sua profonda generosità, un dare senza aspettare nulla, il suo sorriso, i suoi consigli, la sua mano tesa andavano dritto al cuore.

Un papa moderno, non chiuso in una torre d’ avorio ma prodigo di interviste anche televisive dove parlava di tutto e dava consigli saggi. Una persona, nonostante la sua aria semplice e bonaria, molto colta e profonda nei suoi ragionamenti che sapeva fare arrivare a tutti, anche alle persone meno colte.  

Francesco non seguiva il Vangelo: era il Vangelo, in tutte le sue sfaccettature. Il Vangelo non è sempre facile da seguire, è scomodo, soprattutto per le persone abbienti e avare di cuore e di portafoglio, per le persone grette e aride, ma lui andava avanti, imperterrito, sul suo cammino già tracciato e disegnato da una mano divina. Le sue battaglie per le periferie del mondo, per i più poveri non lo scoraggiavano, anzi lo stimolavano a strattonare, a sgridare le persone comodamente sedute a pregare sul divano di casa “i cattolici di superficie” come amava dire lui. Sul suo viso scolpito, spesso stanco ma sempre sorridente, il volto di Cristo, un volto sublime, perfetto.   

Un’altra cosa mi ha colpita profondamente poiché ci sono molto sensibile: il suo deflagrante senso dell’umorismo. Attraverso l’ironia sottile che possedeva faceva passare ed arrivare a tutti molti concetti anche astrusi.

Si dice che tutte le mattine, amava recitare la “Preghiera del buon umore” di Tommaso Moro.

Dammi o Signore, una buona digestione

ed anche qualcosa da digerire.

Dammi la salute del corpo,

col buonumore necessario per mantenerla.

Dammi o Signore, un’anima santa,

che faccia tesoro di quello che è buono e puro,

affinché non si spaventi del peccato,

ma trovi alla Tua presenza

la via per rimettere di nuovo le cose a posto.

Dammi un’anima che non conosca la noia,

i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,

e non permettere che io mi crucci

eccessivamente

per quella cosa troppo invadente che si

chiama “Io”.

Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo,

concedimi la grazia di comprendere uno

scherzo,

affinché conosca nella vita un pò di gioia

e possa farne parte anche agli altri.

Cosi sia.

Sulla porta della sua stanza, c’era un cartello con scritto “vietato lamentarsi”. Che dire di più, se non che siamo noi oggi a lamentarci che non ci sia più a dispensarci la sua benevolenza, il suo amore infinito  e il suo sorriso.

Grazie di tutto Francesco, nostro santo Padre, e di avere avuto la gioia di condividere un pezzo di strada della vita insieme a te. Ci manchi già tanto…    

Rose Marie Boscolo