HO FATTO PACE CON BARICCO

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Venticinque anni fa ho litigato con Alessandro Baricco. Lui non lo sa, ma è stata una litigata feroce. Ero furibondo.

I fatti: stavo realizzando un documentario sulla presenza islamica in Italia. Era il 1999, tre ere geologiche fa. Il mio viaggio avrebbe fatto tappa anche a Torino, che in quel momento era interessata dal primo imponente flusso migratorio dal Maghreb.

Volevo raccogliere il parere del giovane intellettuale torinese del momento (se la giocava con Gabriele Vacis. Forse).

Divoravo i suoi articoli, lo vedevo in tv, lo ascoltavo per radio. Avevo anche seguito un corso intensivo di sceneggiatura televisiva alla Scuola Holden, che aveva fondato da poco. Per me Baricco sedeva alla destra del Padre e al contrario dell’Onnipotente, sosteneva tesi interessanti.

Ho inoltrato regolare richiesta alla sua segreteria una, due, tre, mille volte. Risposte vaghe. Forse, riprovi, appena rientra dal tal festival, il mese prossimo. Fino alla coltellata mortale: “Il dott. Baricco mi ha incaricato di dirle che non ha nulla da dire su questo tema.”

No dai, Baricco, il faro torinese della cultura rivoluzionaria non ha nulla da dire sulla sua città che sta cambiando pelle come forse mai prima? Allora sai che c’è? Non ti faccio più amico.

La lunga traversata è finita, e il merito è tutto di Matteo Caccia, una delle mie voci radiofoniche preferite. L’8 dicembre su ilPost.it è uscito un podcast che, secondo me, chiunque apprezzi la letteratura, la scuola, la politica, l’amore deve ascoltare.

Si intitola Wild Baricco, è un’intervista che Matteo Caccia fa a Baricco. Dura due ore ed è semplicemente una cosa bella. Ma bella davvero.

Bella e intensa a tal punto che ho fatto pace con Baricco, perché Matteo Caccia, chiacchierando con lui, mi ha permesso di recuperare tutte le numerose ragioni che me lo hanno fatto ritenere a lungo l’uomo più interessante del suo (e del mio) tempo.

Alessandro Wild Baricco è geniale, cattolico, ateo, bello come il sole, antipatico come la matrigna di Cenerentola, tifoso viscerale del Toro, quasi ministro della cultura, renziano, marziano, star della tv, scrittore adorato, intellettuale sbeffeggiato. L’uomo più amato e più odiato dagli italiani.

E poi c’è la malattia, che cambia tutto. Dalla percezione di sé, alla lista delle cose importanti da fare.

Si racconta, quasi si confessa, ammette tutto, ricorda, viaggia, sorride e fa sorridere. Permette a Matteo Caccia di addentrarsi là dove a nessuno era stato concesso.

A fine intervista, a microfoni quasi spenti, si sentono ancora i rumori d’ambiente. I due si alzano, si abbracciano. si ringraziano reciprocamente. Baricco quasi timoroso dice a mezza voce: “Secondo te com’è andata?

Bene, Alessandro è andata bene. Avete fatto una gran cosa e io ti voglio di nuovo bene come allora.