LA NAVE DI ROCCO

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L’affondamento del Conte Rosso sta alla marina mercantile italiana come la tragedia del Titanic sta a quella inglese: 1.432 morti, 1058 dispersi e 239 morti. Era il 24 maggio del 1941.

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare del Conte Rosso e del sommergibile di Sua Maestà la Regina Elisabetta, che con due siluri lo fece colare a picco. Io, che pur amo la storia contemporanea italiana, non ne sapevo (colpevolmente) nulla.

Il merito più grande dell’ultimo libro scritto da Marcello Loprencipe, Rocco il giostraioedito da Campi di Carta, a mio parere è proprio questo: avere recuperato un altro pezzo della storia recente d’Italia e averlo fermato sulle pagine di un libro.

Loprencipe che con la piccola casa editrice romana ha già pubblicato ben cinque romanzi, ha un background davvero curioso, che si muove tra lo studio dell’archeologia e la passione per il football americano, sport che ha praticato ad alti livelli quando all’inizio degli anni Ottanta è arrivato in Italia.

Rocco il giostraio” ambientato nel brindisino, si muove all’interno di una storia familiare che viene segnata dal naufragio del Conte Rosso. Sono gli anni che precedono, vivono e poi seguono la Seconda Guerra Mondiale.

Il padre di Rocco è un pescatore che ha l’opportunità di dare un futuro diverso alla sua famiglia salendo a bordo di quella nave mercantile, orgoglio dell’Italia fascista.

L’arrivo della guerra cambia ogni cosa. Stravolge le vite delle nazioni, ma soprattutto irrompe nella quotidianità delle persone, che quella guerra non l’hanno pensata, scelta o voluta.

Il Conte Rosso viene affondato al largo di Siracusa. Il padre di Rocco è tra i dispersi.

Rocco deve quindi raccogliere i cocci di una famiglia che perde il suo perno e mettere in moto la propria esistenza senza un padre. Dovrà costruirsi un futuro, mentre un intero Paese, dopo il disastro, è chiamato a rinascere. Non sarà semplice per Rocco scrollarsi di dosso il peso di quella nave, che lo ha reso orfano.

Una lettura piacevole, nonostante tutto, lieve. Un viaggio all’interno della vita dei nostri padri, in un’Italia che sembra ormai lontanissima.