MALEDETTI PODCAST

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Non so voi, ma quest’anno ho letto molto meno degli anni scorsi. Non che mi sia mancato il tempo o l’umore giusto (se sono di pessimo umore la lettura mi è preclusa), è che ho scoperto in via definitiva i podcast. La storia andava avanti da un po’, ma senza eccessi. Prima mi arrivava qualche suggerimento da amici, leggevo una recensione, un consiglio radiofonico e mi lanciavo all’ascolto del podcast in oggetto. Adesso no: mi alzo e sono schiavo di MORNING, il podcast de IL POST (al quale sono abbonato e che vi suggerisco caldamente) scritto e condotto da Francesco Costa, che tutte le mattine in mezz’ora offre una panoramica sui fatti del giorno con altissima qualità. Molto più di una semplice rassegna stampa. Costa, sebbene abbia solo 38 anni e de IL POST sia vicedirettore, ha la voce, il tono, lo stile, la passione del giornalista di razza. E nei fatti viaggi come in un racconto.

Voi direte: ma cosa c’entra tutto ciò con i libri? C’entra perchè il tempo è tiranno (o leggi o ascolti, le due cose insieme non le so fare, sono per sempre un essere umano di genere maschile mono neuronale) e perchè tra i podcast trovate oltre al giornalismo (che di fatto è più o meno il mio lavoro vero) una montagna di letteratura (la cui promozione sarebbe quasi il mio hobby). Sono decine le scrittrici e gli scrittori che si cimentano nell’arte del podcast per raccontare in forma diversa i propri libri. Da Michela Murgia (podcast: MORGANA) a Roberto Saviano (LE MANI SUL MONDO), da Nicola La Gioia (LA CITTÀ DEI VIVI) a Pablo Trincia (VOCI DALLA CONCORDIA) c’è un mondo di suoni fatto di carta nel quale perdersi per ora è pura libidine.

Un passo indietro. Cos’è un podcast? Se avete più di 50 anni, la risposta è semplice: ve li ricordate gli sceneggiati radiofonici (top dei top: IL MERCANTE DI FIORI)? Quella roba lì: mi piacevano tantissimo. Se siete più giovani, andasse su Spotify e sperimentate.

Dicevamo: gli scrittori fanno podcast. Sono tanti: conosciutissimi, conosciuti, quasi sconosciuti e ignoti. Li fanno per promuoversi, certo, ma anche per sperimentare nuovi territori della scrittura. Un esempio è il giallista torinese Gioele Urso. Giornalista nella vita e social media manager di se stesso quando parla di letteratura. Il suo canale merita una visita, ci sono racconti brevi scritti solo per il mondo dei podcast davvero molto belli.

Ovviamente è tutta colpa del Covid, ricordiamolo. La pandemia ci ha chiusi in casa e fatto scoprire per davvero il mondo digitale per come lo conosciamo oggi. In quei tre mesi di lockdown duro e puro si è concentrato un tasso di creatività (spinto dalla noia), che prima o poi qualcuno dovrà pur studiare, E raccontare con un podcast, ovviamente.

Dimenticavo: cercate su Spotify (che è il paradiso del podcast) “Podcast don’t tell” di Vito Ferro (maestro elementare e scrittore), Davide Franchetto (libraio e scrittore) e Andrea Roccioletti (libraio, scrittore e art performer). I tre si incontrano attorno a un tavolo, scelgono un prima e discettano. Il canovaccio c’è, ma l’abilità con la quale gestiscono le loro chiacchiere quasi a ruota libera è notevole. Sulla carta dovrebbe essere una noia mortale, invece no.

Quindi, alla luce di tutto ciò: quanto cavolo trovo il tempo di leggere?

Non so per voi, ma per me i podcast sono proprio maledetti. Viva i podcast.

PS Non mi sono addentrato sul DOVE e COME si ascoltano i podcast. È tema di altro post.